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Rubroboletus demonensis

 una nuova specie siciliana dal portamento “demoniaco”

 Rubroboletus demonensis

Introduzione

Ancora una volta la bella terra di Sicilia si rende protagonista di un ritrovamento eccezionale che porta la firma, come primo raccoglitore e coautore, del noto micologo di “casa nostra” Gianrico Vasquez(1); si tratta di un boleto dai colori “fiammeggianti” presentato ufficialmente al mondo scientifico internazionale il 4 maggio 2017, dalle pagine della prestigiosa rivista americana “Fungal Diversity”. Le caratteristiche morfocromatiche generali che lo accomunano, nell’aspetto complessivo, al noto Rubroboletus satanas ed alle altre specie del gruppo, conferendogli un portamento a dir poco “demoniaco”, unitamente ad una serie di fortuite coincidenze, come, ad esempio, il luogo del suo ritrovamento, hanno consentito alla equipe di studio formata dai micologi internazionali G. Vasquez, G. Simonini, T.Y. Svetasheva, M. Miks̆ìk e A. Vizzini, di posizionarlo adeguatamente nel genere Rubroboletus e di attribuirgli, dopo anni di studio, il calzante nome di Rubroboletus demonensis.

Genere Rubroboletus Kuan Zhao & Zhu L. Yang (2014)

È un genere di recente istituzione (2014), con specie tipo Rubroboletus sinicus (W.F. Chiu) Kuan Zhao & Zhu L. Yang, inteso a diversificare basidiomi appartenenti alla famiglia Boletaceae caratterizzati da dimensioni medio-grandi e da caratteri macroscopici ben definiti, quali cappello dalle colorazioni con varianti tonali rosso, rosso-arancione, rosso sangue; imenoforo a tubuli dal colore giallo intenso, con pori di colore rosso più o meno intenso; gambo centrale, ingrossato, ricoperto da reticolo ben definito, con colorazione rossastra; carne virante al blu [Kuan Zhao et al., 2014]. In Rubroboletus trovano posto specie fungine già appartenenti al genere Boletus L. : Fr. ed inserite nella sezione Luridi Fr. emend Estadès & Lannoy [Lannoy & Estadès, 2001] che, per le peculiari caratteristiche filogenetiche emerse a seguito di approfonditi studi di natura molecolare, sono state trasferite nel nuovo genere; fino ad ora, oltre a quella qui approfondita, sono state segnalate sul nostro territorio nazionale le seguenti specie [Della Maggiora, 2016; IF; MB]:

R. dupainii (Boud.) Kuan Zhao & Zhu L. Yang

R. legaliae (Pilát & Dermek) Della Maggiora & Trassin.

R. lupinus (Fr.) Costanzo, Gelardi, Simonini & Vizzini

R. pulchrotinctus (Alessio) Kuan Zhao & Zhu L. Yang

R. rhodoxanthus (Krombh.) Kuan Zhao & Zhu L. Yang

R. rubrosanguineus (Cheype) Kuan Zhao & Zhu L. Yang

R. satanas (Lenz) Kuan Zhao & Zhu L. Yang.

 

Rubroboletus demonensis Vasquez, Simonini, Svetasheva, Mikšík & Vizzini

Fungal Diversity 83:190 (2017)

Rubroboletus demonensis   Rubroboletus demonensis 

Posizione sistematica: divisione Basidiomycota, classe Agaricomycetes, ordine Boletales, famiglia Boletaceae, genere Rubroboletus.

Etimologia: dal latino demonensis con espresso riferimento all’attuale areale di crescita che, anticamente, veniva chiamato Valdemone(2).

Principali Sinonimi: Boletus rhodopurpureus f. polypurpureus sensu Ruiz [Ruiz Fernàdez & Ruiz Pastor, 2006]; Boletus rubrosanguineus sensu Calzada Domìnquez [Calzada Domìnquez, 2007]; Boletus legaliae sensu Rodà [Rodà, 2012] [Tibpromma et al., 2017].

I sinonimi indicati trovano origine per la presenza in letteratura micologica di descrizioni e foto di R. demonensis sotto errata determinazione della specie.

Rubroboletus demonensis

Descrizione macroscopica

Cappello di medie-grandi dimensioni, generalmente con un diametro di 6-15 cm, raggiungendo, negli esemplari più grandi, anche 20-25 cm. Si presenta inizialmente emisferico, poi, seguendo le fasi della maturazione, convesso, guancialiforme e quasi del tutto appianato a maturazione avanzata; margine inizialmente regolare poi ondulato-lobato; cuticola non separabile dalla carne sottostante, di colore fortemente variabile a seconda delle condizioni climatiche: su tonalità rosa-carnicino tendenti al grigio-brunastro o addirittura al bianco-crema a tempo asciutto, in zone molto soleggiate e per esemplari giovani; su tonalità molto vivaci tendenti al rosso-porpora a clima umido, in zone ombreggiate e per esemplari in fase di maturazione. La superficie pileica si presenta tomentosa ed asciutta a tempo secco, liscia o viscosa a tempo umido. Imenoforo costituito da tubuli corti o di media lunghezza, liberi al gambo, inizialmente di colore giallo intenso tendente, verso la maturazione, al verde-olivastro, con pori piccoli e rotondi di colore rosso vivo, rosso-porpora, rosso scuro, viranti al bluastro alla pressione, caratterizzati, a volte, da un alone giallo-aranciato in prossimità del margine del cappello. Gambo robusto, massiccio, cilindrico ad andamento clavato, di colore rosso intenso, rosso-sangue, rosso-porpora, tendente a scurire verso la base, con, a volte, un alone giallo nella parte apicale, ricoperto da un reticolo poligonale rosso ben marcato a maglie larghe che si estende per buona parte della superficie. Carne(3) soda e compatta, di colore biancastro, bianco-crema; giallastro evidente nelle lacerazioni del cappello e del gambo. Al taglio manifesta, inizialmente, un viraggio verso il blu-azzurro concentrato nel cappello e nella parte superiore del gambo, più evidente a tempo umido, tendente poi ad estendersi, iniziando dai bordi del gambo, in maniera tenue, verso le altre parti del gambo stesso ove si decolora verso un tenue grigio-crema a volte poco visibile. Sapore acidulo con odore leggermente fungino e gradevole negli esemplari giovani, poco gradevole e/o di cicoria cotta negli esemplari maturi.

 Habitat

Specie tipicamente termofila (rinvenibile in ambienti e climi caldi), cresce a gruppi di pochi esemplari prediligendo boschi di latifoglia puri o misti a conifere con preferenza per le colture di quercia, di castagno o di faggio. Dalla primavera inoltrata ad inizio autunno, con minore fruttificazione durante l’estate nei periodi particolarmente siccitosi.

 Distribuzione territoriale

Segnalato nelle regioni meridionali d’Italia quali Basilicata, Campania, Calabria ed in maniera particolare in Sicilia, nella catena dei monti Nebrodi e delle Madonie. È ritenuta probabile la sua presenza anche in Italia centrale e nell’Appennino Tosco-Emiliano [Vasquez, 2017].

 Commestibilità, tossicità e curiosità

Senza ombra di dubbio, tossico da crudo. Anche se esemplari di R. demonensis sono stati consumati dopo prolungata cottura senza causare problemi di alcuna natura, considerando la sua vicinanza filogenetica a specie ritenute tossiche e l’impossibilità di prevedere le possibili conseguenze sul singolo individuo, viene considerato specie velenosa [Vasquez, 2017].

Rubroboletus demonensis

 Confronto con specie simili

·        Rubroboletus legaliae (Pilát & Dermek) Della Maggiora & Trassin. [basionimo Boletus legaliae Pilàt & Dermek]

Differisce per la colorazione del cappello che si presenta biancastra o tendente al rosa-rossastro anche in fase avanzata di maturazione non raggiungendo, quasi mai, le tonalità rosso brillanti tipiche di R. demonensis che ha colori biancastri solo da giovane; per il gambo che evidenzia, nella totalità, una colorazione rossa priva di alone giallo all’apice ed è ricoperto da reticolo a maglie strette e fitte; per il colore dei pori che è sempre di un bell’arancio-giallo e mai rosso come in R. demonensis.

·        Rubroboletus rubrosanguineus (Cheype) Kuan Zhao & Zhu L. Yang [basionimo Boletus rubrosanguineus Cheype]

Differisce per il cappello che, anche se con colorazioni similari, ma meno marcatamente rosse, è sempre asciutto e mai untuoso; per il gambo ricoperto da reticolo a maglie molto più fitte ed allungate che presenta una colorazione rosso sangue estesa su tutta la superficie senza alone giallo all’apice; per l’habitat di crescita localizzato in alta montagna ed associato a conifere.

·        Rubroboletus rhodoxantus (Krombh.) Kuan Zhao & Zhu L. Yang [basionimo Boletus sanguineus var. rhodoxantus Krombh.]

Viene diversificato per la colorazione del cappello che si mantiene a lungo di colore biancastro in quanto ricoperto da una pruina di tale colore che, sparendo con l’età o per effetto delle piogge, lascia visibile il colore di fondo rosso-chiaro, rosso-vinoso che non raggiunge mai tonalità rosso intenso; per l’assenza di viraggio nella carne del gambo che è di colore giallo.

·        Imperator rhodopurpureus (Smotl.) Assyov, Bellanger, Bertéa, Courtec., Koller, Loizides, G. Marques, J.A. Muñoz, N. Oppicelli, D. Puddu, F. Rich. & P.-A. Moreau, [basionimo Boletus rhodopurpureus Smotl.]

Presenta, al taglio e/o alla manipolazione, un forte viraggio al blu intenso che, anche se le caratteristiche cromatiche lo avvicinano a R. demonensis, lo rendono facilmente riconoscibile e differenziabile dallo stesso. Come la specie precedente presenta, inizialmente, una pruina giallastra che ne ricopre il cappello lasciandone vedere, quando dissolta, il colore di fondo inizialmente arancio-rosa, rosa-salmone, poi rosso-porpora, infine bruno porpora.

·        Rubroboletus satanas (Lenz) Kuan Zhao & Zhu L. Yang [basionimo Boletus satanas Lenz]

Pur non presentando marcate caratteristiche di similarità con R. demonensis, tranne che con esemplari giovani per il colore biancastro della cuticola, riteniamo opportuno, in considerazione della similarità della denominazione, ricordarne le caratteristiche generali che lo rendono assolutamente non confondibile: cappello di colore bianco-latte, bianco-sporco, grigio tenue, crema, tendente, verso la maturazione, ad assumere una colorazione bruno-olivastro, mai con toni rosso intenso; gambo tipicamente giallo nella parte apicale, rossastro nella parte centrale, giallo-rossastro nella parte inferiore (caratteristica, questa, per la quale viene chiamato “fungo tricolore”).

Per un approfondimento tassonomico sulle specie sopra accennate, seppur con diversa nomenclatura, si rimanda alle monografie sulle Boletaceae consultabili in letteratura quali, ad esempio, Alessio (1985), Galli (2013), Mikšìk (2017) e Muñoz (2005). (Vedi anche: Boletus su questo sito n.d.r.).

Note e curiosità

Fu “un amore a prima vista” che fece battere il cuore di Gianrico Vasquez in quel lontano anno 2004, quando, per la prima volta, trovò sul suo cammino un fungo sconosciuto, ancora “tutto da scoprire”. Come lo stesso interessato racconta, il “primo incontro” avvenne nella sede del Gruppo Micologico AMB di Catania; le “presentazioni” furono fatte da Jano Distefano, socio del gruppo ed amico di Gianrico, il quale, rinvenendolo nei boschi, ebbe a portarlo nella sede AMB per sottoporlo ad un corretto riconoscimento [Vasquez, 2017]. Da quel momento, come avviene a quanti vengono colpiti dalla “freccia di Cupido”, iniziò un continuo e costante tentativo di “nuovi incontri”, inizialmente rari, poi sempre più frequenti sino a divenire costanti e numerosi. Le raccolte, susseguitesi negli anni successivi, sono state sottoposte ad approfonditi studi di natura macro e microscopica oltre che di natura filogenetico-molecolare rendendosi necessario un adeguato studio di approfondimento nel quale si sono uniti i micologi Gianpaolo Simonini, Tatyana Svetasheva, Michal Miks̆ìk e Alfredo Vizzini, delineando nettamente le caratteristiche e la posizione sistematica della nuova specie che può essere considerata specie intermedia tra R. legaliae e R. rubrosanguineus [Mondello, 2017].

Tra le curiosità che confermano l’adeguata attribuzione dell’epiteto di specie, è opportuno precisare che una delle prime località dove lo sporoforo è stato rinvenuto viene chiamata “Pizzo inferno”, situata nel territorio del comune di Floresta (ME). Questo fatto, unitamente all’areale di crescita, Valdemone, ed alle caratteristiche generali che lo accomunano al noto R. satanas, lo rendono, a tutti gli effetti, veramente “demoniaco”.

Ringraziamenti

Un grazie di cuore va rivolto a Gianrico Vasquez per la gentile concessione ed autorizzazione alla pubblicazione delle foto di R. demonensis, per i riferimenti bibliografici forniti e per la sua scoperta che ha dato l’input alla stesura di questa nuova “Riflessione Micologica”. Un grazie particolarmente affettuoso all’amico Franco Mondello, per i consigli di natura nomenclaturale e tassonomica. Ancora un grazie a Jiri Polkak (Polonia) per la meravigliosa tavola a colori rappresentante R. demonensis nelle varie fasi di maturazione, gentilmente concessa ed utilizzata a completamento dell’articolo.

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(1) Gianrico Vasquez, nato a Catania il 16 aprile 1983, è Micologo specializzato in tossicologia agroalimentare. Dal 1995 è iscritto all’Associazione Micologica Bresadola di Catania, dal 2002 è delegato al Comitato Scientifico Nazionale dell’A.M.B. Nel 2008 consegue il Master in Micologia Agroalimentare presso l'Università degli studi di Bologna. Dal 2010 è Direttore Scientifico dei Corsi di formazione per il rilascio dell’Attestato di Micologo in Sicilia (D.M. 29/11/96 n. 686). Nel 2013 consegue il Dottorato di Ricerca in Biologia Evoluzionistica presso l'Università di Catania. Attualmente è insegnante di ruolo di Scienze Naturali presso il Liceo Superiore "E. Majorana" di Scordia e ha un contratto di docenza di Morfologia e Fisiologia Vegetale presso il corso di Laurea in Scienze Ambientali dell'Università di Catania. È autore di numerosi saggi ed articoli di micologia pubblicati su importanti e prestigiose riviste a larga diffusione internazionale.

 (2) Il “Val Demone” (o Valdemone), unitamente al “Val di Noto” ed al “Val di Mazzara”, era, ai tempi della dominazione musulmana e fino al periodo borbonico, uno dei tre grandi “Valli”, detti anche “Provincie” o “Reali Domini”, in cui era divisa la Sicilia. Questo occupava il territorio nord orientale dell’isola comprendendo l’area montuosa dei Monti Nebrodi dell’attuale provincia di Messina, il Monte Etna ed i territori lungo le sue pendici, costituendo un immaginario triangolo i cui vertici identificavano le città di Messina, Catania e Caronia [Amari, 1854]. L’etimologia del nome del Vallo riconduce a diverse ipotesi quali, ad esempio, il riferimento alla boscosità dei monti Nebrodi che identificava il territorio quale “Vallis Nemorum” (Valle dei boschi); o ad una leggenda che, ritenendo l’Etna abitato dai demoni, presupponeva che il vulcano fosse l’accesso agli inferi, da cui la denominazione di “Vallis daemonorum” (Valle dei demoni) [Amari, 1854].

 (3)  In considerazione di una leggera difformità riscontrata nel confronto tra la diagnosi originale relativa alle caratteristiche morfocromatiche della carne e le foto riproducenti la specie [Tibpromma et al., 2017], si è provveduto a contattare Gianrico Vasquez, tra gli autori del taxon; questo ha permesso di ottenere i chiarimenti necessari, utili all’elaborazione della presente descrizione che maggiormente risponde alle reali caratteristiche della carne.

Angelo Miceli

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Foto: Gianrico Vasquez

Disegni: Jiri Polkak

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Bibliografia e Sitografia

 

- Alessio C.L., 1985: Boletus Dill. ex L. Fungi Europaei 2. Edit. Libreria Editrice Biella Giovanna, Saronno – I.

- Amari M., 1854: Storia dei Musulmani in Sicilia. Libro Primo. Edit. Le Monnier, Firenze- I.

- Della Maggiora M., 2016: Boletaceae Chevall. Stato attuale della nomenclatura. Annali Micologici AGMT n. 9: 85-116.

- Calzada D., 2007: Guìa de los Boletos de Espana y Portugal

- IF (ultima consultazione, giugno 2018): Index Fungorum database. www.indexfungorum.org.

- Galli R., 2013: I Boleti. 4° Edizione. Edit. Micologica, Pomezia – I.

- MB (ultima consultazione, giugno 2018): Mycobank Database. Fungal Databases, Nomenclature & Species Banks. www.mycobank.org.

- Lannoy G. & Estadès A., 2001: Les Bolets. Flore Mycologique d’Europe 6. Amiens - F.

- Mikšìk M., 2017: Hřibovité houby Evropy. Edit. Svojtka & Co. Nakladatelstvì, Praha - SK.

- Mondello F., 2017: Rubroboletus demonensis. Micologia messinese (sito web: www.micologiamessinese.it ).

- Muñoz J.A., 2005: Boletus. Fungi Europaei 2. Edit. Candusso, Saronno – I.

- Tibpromma S., Hyde K.D., Jeewon R., Maharachchikumbura S.S.N., et altri, 2017: Fungal diversity notes 491–602: taxonomic and phylogenetic contributions to fungal taxa. Fungal Diversity 83: 1-261.

- Rodà P., 2012: Funghi aspromontani comparati – Boletales. AZ Editrice - I

- Ruiz F & Ruiz P., 2006: Guìa Micologica. Tomo n. 4, Supl. Orden Boletales en Espana

- Vasquez G., 2017: Un nuovo boleto dalla Sicilia: Rubroboletus demonensis. Mostra Micologica – Catania 2017: 18-22. AMB Bresadola – Gruppo di Catania, Sciarraba Editrice, Catania - I.

- Zhao K., Wu G., Yang Z.L., 2014: A new genus, Rubroboletus, to accommodate Boletus sinicus and its allies. Phytotaxa 188 (2): 61-77

 

Per una più ampia panoramica vedi l'intero Genere:

Rubroboletus

vedi anche i Generi:

Boletus

Cyanoboletus

Imperator

Suillellus

Leccinum

Suillus

Xerocomus

 

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