Poesie sui FunghiTEMPU DI FUNCIA !Cadunu li primi acqui, cadunu li primi fogghi... S'arrifrisca l'aria, l'arbiri si fannu spogghi. Nova stagiuni veni e annuncia chi già è tempu: tempu di funcia!! A tutti l'ura vannu li funciari a rritta e mmanca a ffirriari... Ccu 'i cesti chini chini di sti "ciuri" tornano a vvalli e cantunu li circaturi. Cadunu li primi acqui, lu tempu cancia! Bbeddu è lu boscu rricamatu a ffuncia... Mannu 'ncantatu! Ppi nnui chistu è surrisu!!! Picciotti! Tinemulu caru stu "Paradisu"... Stefano La Motta La ri-conoscenzaQuel giorno mi era andata bene al circolo del bridge, Giorgio Boelitz, Verbania AMMUNIMENTU !!Ranni è lu "Regnu" di la funcia! Ranni assai... Cù s'affaccia a sta finestra non la chiudi mai ... E' comu l'acqua immensa di lu mari chi na scoccia di nucidda non pò mmai livari. Ppi sta "Scienza" occurri: talentu, mudestia e 'spirienza. Mai fidarisi di vecchi cridenzi, mai aviri tintinnamenti e mmai diri falsità: la funcia punisci senza pietà ... Stefano La Motta C’E’ SEMPRE DA IMPARAREQuando si è convinti che della vita si è compreso tutto, non ci si rende conto di non avere appreso proprio niente.
Un giorno, di tanto tempo fa, un signore che stava recandosi in macchina nei pressi di Ficuzza, alla vista di un vecchietto curvo sul vecchio paniere, intento a raccogliere funghi, si fermò e gli si avvicinò. - Buon giorno nonnino! - Disse - Come va, come va la ricerca micologica? -Buon giorno a vossignoria! Ma... che ha detto, che ha detto? -Oh, niente!- Rispose quel signore al vecchietto che conosceva solo campi e boschi. E finì che, camminando accanto al vecchietto, mise in mostra il suo sapere. - Lo sapete - diss’egli al buon vecchietto, - a che altezza siamo sopra il livello del mare? -Non lo so proprio! -Lo sapete quant’acqua pompano a Palermo i motori del lago di Piana degli Albanesi? -Vossignoria chiede di cose!... - Mentre quello continuava a tempestarlo di domande. Il vecchietto, meravigliato e nello stesso tempo mortificato, inghiottiva una dopo l’altra, le tante risposte sconosciute. Tra una domanda e una risposta, finì che ognuno riempì il proprio contenitore di funghi. -Sapete - continuò con cattedratica oratoria, - io ho studiato a..., io sono stato a..., io ho visitato il...; e la distanza, la distanza che c’è fra Marte e Nettuno, la sapete? E la velocità della luce? -Il vecchietto ascoltava stupito. Ritornati sulla strada dove si trovava la lussuosa macchina. si salutarono: -Arrivederci! Io sono il Professor Raveri, Docente Universitario della Cattedra di Ingegneria Nucleare di Palermo. -Il vecchietto, sconfortato per non aver saputo dare una risposta, e imbarazzato davanti a tutti quei titoli, divenne più piccolo di quant’era, e sussurrò leggermente: - Io sono solo Carminu di Belmonte Mezzagno, a servirla! – E si congedarono. Il vecchietto, arrivato a casa, raccontò tutto quanto alla moglie Concettina, seduta a filar la lana, accanto al braciere acceso. -Concettina, dovevi sentirlo! Che persona istruita! Non c'era cosa che non sapeva: il mare, le stelle, mi disse pure dell'acqua del lago di Piana degli Albanesi!… -E... dimmi una cosa, ma… due funghi, glieli hai dati? -Ma quando mai! Fui così preso da tanto sapere, dalle novità che mi raccontava, che l'ho pure dimenticato; ma se non sbaglio, anch'egli riempì il sacchetto. -E di che funghi, di che funghi? -A dire il vero… sentivo che parlava, parlava, ma che qualità raccoglieva non ci ho fatto caso; domani gli telefono, sai, mi ha dato anche l'indirizzo. L’indomani il primo pensiero fu quello di telefonare: -Pronto! Pronto? Parlo con la famiglia Raveri? Cercavo il dottore… non c'è?... Ah! E’ morto?... E come?... Per i funghi? - Posa il telefono e casca sulla sedia borbottando: - Minchione! Concettina, è morto! -Morto… chi, il dottore? E come? -Per i funghi! -Per i funghi?- Fece Concettina meravigliata. - E tu glieli hai controllati se erano buoni, o no? - Come facevo, Concettina? Di quante cose sapeva, andavo a pensare che non conosceva i funghi?
Tintu chidd’omu ca mori pi li funci, pirchì a stu munnu ‘un c’e cristu ca lu chianci. Rocco Chinnici
IL FUNGO
In tempi passati io vivevo tranquillo sui monti o in mezzo ai boschi e madre natura aveva ideato per tutti un suo compito, un suo posto.
Dal frutto del bosco alla bestia all'uccellino c'era un accordo perfetto e io mi stimavo perchè chiamato ero la carne del poveretto.
Ero, è vero la cena del montanaro, a quei tempi in cui la filomena c'era davvero e scarso era il mangiare.
Oggi digli che il mondo è proprio cambiato ... guarda in che modo adesso vengo trattato ...
Gli è venuta la mania della raccolta del fungo (e molti sono profani), mi schiacciono, mi stangano e le belle volte non mi prendono neanche in mano.
Stiano attenti però, perchè oltre che permaloso qualche volta sono anche velenoso!
Su me c'è una storia antica (e io non lo sapevo ...): ho saputo che ciò che mi riguarda chiamata vien "micologia"!
Adesso me ne accorgo quando vengo guardato o raccolto con amore ... e mi vien da pensare: costui dev'essere uno di loro! ...
Vengo messo in un cesto, vengo trattato con le mani della festa, vengo messo in mostra, mi studiano e mi fanno una gran festa!
Allora è vero: sono utile in tutte le mie qualità ... e, come tutti i frutti del bosco, mi sento d'avere una mia dignità!
Giuseppe Campioli - Scandiano (RE)
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