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STORIA DELLA MICOLOGIA

In questa pagina ci occuperemo dei micologi che hanno segnato passi importanti per la micologia e la botanica sistematica. Partiremo dai tempi più antichi per arrivare fino ai giorni nostri seguendo le varie evoluzioni che lo studio dei funghi ha avuto attraverso i secoli.


Theophrastus o Teofrasto (370-286 a. C.)

Theophrastus

E' considerato il primo botanico della storia. Nacque a Ereso nell''isola di Lesbo ed il suo vero nome era Tirtamo. Fu discepolo di Platone e Aristotele che gli attribuì il soprannome di Teofrasto (divino parlatore). Alla morte di Aristotele diresse il Lyceum di Atene (giardini e biblioteca), catalogò circa 500 piante e diede le prime definizioni dei funghi. Fu autore di circa 240 opere che spaziavano dalla fisica alla politica, dalla retorica alla botanica ed alla zoologia. Nella sua opera più interessante, una vera e propria enciclopedia, conosciuta come "Historia Plantarum", si occupò di un embrionale inquadramento sistematico delle piante che divise in tre categorie: alberi, arbusti ed erbe. Ne descrisse le radici, le foglie, le cortecce, i frutti, l'habitat e il loro modo di riprodursi. I funghi li considerò piante imperfette, perché privi di radici, di foglie e di fiori. Ne descrisse quattro tipi: i funghi sotterranei (Tuberaceae), quelli a cappello e gambo (Mykes), i funghi a forma cava (Pezize) e quelli a forma rotonda (Lycoperdon).


 

  Plinio il Vecchio (23-79 d.C.)

Plinio

Scrisse l'opera più importante del periodo Greco-Romano sulle scienze naturali, la Historia Naturalis, in 37 libri, da cui hanno attinto tutti gli studiosi fino al XVIII secolo. I funghi sono trattati in modo vasto e con molte notizie sul loro uso. Sconsiglia i Boleti (Amanite), facilmente scambiabili con specie velenose e cita l' A. muscaria descrivendo le verruche "residui del velo". Tratta i Suilli (Boletus) che venivano commerciati infilzati in bastoncini, e la cui velenosità viene attribuita al tipo di albero presso cui crescevano, parla del Fomes officinalis, della Fistulina hepatica e della Macrolepiota procera. Parla anche dei Tartufi che nascono in autunno dopo temporali. Riporta l'antichissima credenza popolare che i funghi fossero tossici se crescevano vicino a chiodi arrugginiti o panni fradici o vicino a tane di vipere e venivano da questi morsi. Infine consiglia chi volesse consumare funghi di cuocerli a lungo in vasellame di argento e con molto aceto. Fu oltre che naturalista, ammiraglio della flotta romana, morì durante l'eruzione del Vesuvio per essersi avvicinato troppo, alla spiaggia, per osservare il fenomeno.


 

Claudio Galeno (129 - 200 d. C.)

Galeno

Fu, dopo Ippocrate, il medico più illustre del mondo antico.
Nacque a Pergamo (Asia Minore) nel 129 d. C. studiò ad Alessandria d'Egitto e si trasferì successivamente a Roma, alla corte di Marco Aurelio. Fu seguace di Ippocrate e di Aristotele.
Fondatore della medicina sistematica, catalogò i medicamenti in funzione dei quattro gradi crescenti di temperamenti o umori: sanguigno, drammatico, melanconico e collerico. Grande conoscitore di anatomia, chimica e filosofia, descrive, in oltre 400 opere di cui 108 pervenuti fino ad oggi, le facoltà naturali delle piante, degli animali e delle varie sostanze. Egli sapeva preparare dei medicamenti, mescolando tra loro ingredienti anche opposti, nella giusta dose per essere utilizzati come antidoti contro tutti i mali. Le sue ricette, da cui prendono il nome i preparati galenici, si sono tramandate per tutto il Medioevo, l'Umanesimo, il Rinascimento e fino a noi. Il testo più noto è il Methodus Medendi.
Tra i funghi egli individuò gli Ovoli o Porcini ed i Mykes (funghi con gambo e cappello). Considerò i funghi poco nutrienti e velenosi e ne descrisse la sintomologia da intossicazione e la terapia.


 

Dioscorides (I° - II° secolo d. C.)

Pedacio Dioscoride Dioscorides

Medico militare dell'esercito romano in Asia, nacque in Cicilia (Turchia), viaggiò molto in Asia Minore, Egitto, Grecia ed Italia dove visse a Roma, molto probabilmente come medico di Nerone. Scrisse "De Materia Medica", un trattato in cinque libri sulle proprietà medicinali delle piante nonchè dei funghi, dei minerali e degli animali. Deve aver conosciuto personalmente le piante ed i preparati che descrisse, a differenza di altri autori del tempo che copiarono scritti e conoscenze altrui. Le piante classificate ed ordinate secondo la provenienza sono oltre ottocento, di ogn'una viene indicato il nome ed i sinonimi, l'area di diffusione, la descrizione molto precisa, gli effetti e le proprietà. Vengono anche indicati i medodi di raccolta, conservazione, dosi e metodi di preparazione per unguenti, infusi, decotti, ecc. Dei funghi descrisse il Fomes officinalis (Agaricum), molto utilizzato all'epoca come farmaco. Quest'opera ha fatto testo per tutto il Medioevo ed il Rinascimento e fu copiata e tradotta innumerevoli volte. Da questi deriva il "Codex Julianae Aniciae" o "Codex Byzantinus" scritto in onore della principessa Juliana Anicia di Costantinopoli. Sempre da questi deriva anche l'opera, in lingua volgare italiana, del Mattioli, pubblicato a Venezia nel 1544 con il titolo "Commentari di Pedacio Dioscoride Anazarbeo Libri Cinque".


 

Pier Andrea Mattioli (Matthiolus) (1501-1578)

Pier Andrea Mattioli

Nacque a Siena nell'anno 1501, si laureò in medicina all'università di Padova nel 1523. Le sue profonde conoscenze di botanica e le traduzioni del trattato di Dioscoride ne ispirarono i commenti nella sua opera principale "Commentarii della materia medica di Pedacio Dioscoride" stampata a Venezia nel 1554. Si tratta di un testo per medici e farmacisti che tratta di medicina, farmacologia, zoologia, botanica e funghi. Cita la Toscana quale zona più fertile per i funghi e definisce, tra gli altri, i "prignoli" primaverili (Calocybe gambosa), molto diffusi in Toscana che definisce odoratissimi, gradevolissimi al gusto e senza pericolo. Ritiene velenosi i Porcini a carne virante, descrive un fungo di colore rosso acceso, frastagliato che può pesare anche 25-30 libre (Laetiporus sulphureus) e ritiene, a torto, i funghi lignicoli tutti innocui. Fornisce una terapia contro gli avvelenamenti: provocare il vomito con ogni mezzo, somministrare un decotto di origano e satureia, di sterco di pollo impastato con aceto e miele, di succo di ruta, di teriaca e mitridato. Descrive anche alcuni piccoli tartufi poco gradevoli al gusto, forse dei Rhizopogon o gli Elaphomyces.
Morì a Trento nell'anno 1578.

 


Pier Andrea Cesalpino (1525-1603)

Pier Andrea Cesalpino

Nacque ad Arezzo, fu professore di medicina a Pisa e Roma e direttore dell'Orto Botanico pisano. E' considerato il primo sistematico della botanica italiana, fu anche filosofo e studioso di mineralogia. Tra le altre opere scrisse: "De Plantis Libri XLI". Classificò le piante, raggruppandole in 15 classi, secondo i caratteri riproduttivi, anticipando così il metodo successivamente usato da Linneo. Considerò i funghi piante prive di semi e li divise in 18 gruppi, i principali sono: i Tuber di Norcia, a corteccia nera o a corteccia bianca; le Pezicae o Vesce, bianche e grosse; i Suilli (Boletus) commestibili quelli a carne bianca e malefici quelli a carne che diventa livida; i Boleti (Amanita) a forma di uovo quando sono sotto terra; i Prateoli (Agaricus) che nascono nei prati e non sono esenti da pericolo; le Famigliole (Armillarea) riuniti a cespi presso i cespugli; i Gallinacei (Cantharellus) color zafferano ed a forma di ventaglio; Linguae (Fistulina hepatica) su legno di castagno, color sanguigno dentro e fuori; Cannelle (Macrolepiota procera) con lungo gambo che sembra sostenere un'ombrella. Gli spetta il merito di aver sostituito gli erbari figurati con erbari veri, costituiti da exiccata di vari esemplari vegetali e dei loro organi principali di cui lasciò un tomo di 266 fogli con 768 specie.


 

Charles de l'Ecluse (Carolus Clusius) (1526-1599)

Closius clusius

Nato ad Arras nelle Fiandre nel 1526, dopo diversi studi di filosofia e medicina ottenne, nel 1544 il dottorato in Botanica all'Università di Montpellier. Viaggiò molto studiando la flora di Francia, Spagna ed inghilterra. Nel 1573 assunse la direzione del Giardino Botanico Imperiale di Vienna. Raccolse molte specie fungine che fece riprodurre in tavole a colori e scrisse il trattato "Fungorum in Pannoniis observatorum brevis historia" dedicato unicamente ai funghi e che rappresenta l'antesignano degli opuscoli popolari ancor oggi proposti. Tratta un centinaio di specie dividendole in tossiche e mangerecce e fornisce numerose descrizioni e denominazioni popolari, utili per le identificazioni successive.


 

Alfonso Ciccarelli (1532-1585)

Alfonso Ciccarelli

Medico Umbro nacque a Bevagna (Perugia) il 21 febbraio 1532, scrisse in sei giorni una monografia sui Tartufi d'Umbria: "Opusculum de tuberibus" composto da 53 pagine in latino, suddivise in 19 capitoli. Nell'opera trattò l'etimologia, la nomenclatura, e gli usi popolari ed accennò ad una suddivisione in Classi, basata sugli aspetti morfologici e organolettici. Essendo un Medicus physicus si preoccupò di ipotizzare i poteri positivi e negativi legati al consumo dei tuberi, tra i quali gli effetti afrodisiaci. Uomo di grande cultura lasciò numerosi scritti, molti dei quali frammisti di notizie vere e false, ebbe una vita travagliata e fu giustiziato nel 1585, per falso, per ordine di Papa Gregorio XIII.


 

Paolo Boccone (1633-1704)

Nato a Palermo nel 1633, si dedicò fin dalla giovinezza alla storia naturale, frequentando a Messina l'Orto Botanico fondato da Pietro Castelli. Divenuto botanico di corte del Duca di Toscana Ferdinando II de Medici, compì numerosi viaggi di studio in Italia, Corsica, Parigi e Londra. Nel 1697 si ritirò a Firenze divenendo, a cinquant'anni, padre cistercense della Provincia di Sicilia, con il nome di Silvio. La sua opera più nota "Observations naturelles" fu pubblicata dalla Royal Society di Oxford. Naturalista molto famoso, va ricordato perché nello studio dei funghi preferì la rappresentazione per disegni alle descrizioni analitiche. Nell'opera "Museo di piante rare" del 1697 descrive sotto forma di disegni le piante rare di Sicilia, Malta, Italia, Piemonte, e Germania. Tra di esse ben 44 specie fungine, di cui alcune non erano mai state rappresentate prima, quali: Cortinarius violaceus, Lycogala epidendron, Scleroderma vulgare, Lycoperdon saccatum, Lycoperdon pyriforme che veniva chiamato "Fungus lupinus vesicarius pyriformis latiore basi, leucophaeus". Altro fungo illustrato dal Boccone è il Pisolithus tinctorius che veniva chiamato in dialetto "Catatùnfuli" e che l'Autore dice era impiegato dalle donne di Messina per tingere i panni, oltre che come commestibile. Le tavole sono veritiere e le specie raffigurate sono state tutte riconosciute dal Fries che adotta, nella sua nomenclatura, alcune denominazioni usate dal Boccone quali: Polyporus tuberaster, Marasmius androsaceus, Peziza cerea, Cortinarius violaceus, Lycoperdon piriforme. Linneo dedicherà al naturalista siciliano il genere di una pianta della famiglia delle Papaveraceae: la Bocconia.


 

Pier Antonio Micheli (1679-1737)

Pier Antonio Micheli   Pier Antonio Micheli (1679-1737)

Nacque a Firenze e fin da giovane si appassionò della botanica con la lettura delle opere del Mattioli e del Boccone e la frequentazione dei Frati di Vallombrosa. Fondatore nel 1717 della Società Botanica di Firenze è considerato il padre della moderna micologia. Studioso del mondo vegetale raccolse un gran numero di piante lasciando un erbario con circa 19000 campioni riuniti in 202 pacchi. Diede un passo decisivo allo studio dei funghi, con l'osservazione al microscopio (appena inventato) della particolare polvere che emettevano e per primo scoprì che sulle facce delle lamelle vi erano i Basidi, i Cistidi e le Spore. Notò l'esistenza del velo universale ed espresse chiaramente il concetto di primordio. Dimostrò che i funghi e le muffe si riproducevano per spore, sradicando così la millenaria convinzione sulla generazione spontanea. Pubblicò nel 1729 il suo capolavoro: "Nova Plantarum Genera" che comprendeva le Fanerogame le Crittogame ed i Funghi. Per trovare i fondi per la pubblicazione cercò dei donatori, publicandone il nome in ognuna delle 105 tavole di cui si compone l'opera. I funghi sono divisi in quattro classi in base alla posizione dell'Imenio e sono riportati in 46 tavole con 268 specie, tutte successivamente riconosciute dal Fries. In una classe troviamo i Fungus (Agaricaceae) di cui sono descritte ben 638 specie, i Suillus (Boletaceae), i Polyporus (Poliporaceae) e i Boletus (Morchellaceae). In un'altra classe troviamo i funghi aventi la zona imeniale in superficie, quali le Clavarie e le Muffe (Byssus, Botrytis, Aspergillus). Nell'ultima classe troviamo i funghi con la zona imeniale posta all'interno (Gasteromiceti), con i Generi: Clathrus, Lycogala, Mucilago, Lycoperdon, Geaster e Tuber.

Morì nel 1737 e giace nella Basilica di Santa Croce a Firenze.


 

Carlo Linneo (1707-1778)

Carolus Linnaeus

Nato a Rashult in Svezia svolse la sua attività di naturalista a Uppsala vera capitale delle Scienze Naturali. E' considerato il massimo botanico di tutti i tempi, il padre della nomenclatura binomiale, cioè la denominazione di ogni specie, animale o vegetale, composta dal nome del Genere seguito da quello della Specie. Linneo ordinò tutte le specie viventi sulla base del sistema riproduttivo e degli elementi sessuali, sistema ancor oggi in uso. Il congresso di Sydnei del 1981 decise di adottare l'inizio della nomenclatura micologica all'opera del Linneo del 1753 "Species Plantarum". Le sue opere dedicate ai funghi sono: Fungus melitensis, 1755; Fondamenta botanica, 1736; Classes plantarum, 1738 e la già citata "Species Plantarum". L'apporto dato dal grande botanico svedese ai funghi fu relativo, dovuto al fatto che non volle mai usare il microscopio che ai suoi tempi era stato già inventato ma non era molto evoluto. Per tale motivo non era in grado di distinguere gli elementi sessuli dei funghi.

 


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